lunedì 30 aprile 2012

30/04/2012 Direttissima Ravina - Viote (Bondone)

Dopo aver trascorso un proficuo week end in quel di Malga Cimana per un corso di birdwatching organizzato dalla LIPU eccomi, con Flavio, sulle rive del rio Gola a Ravina.
E' lunedì: "santo" ponte del 1° maggio!
Osserviamo il Parolet, una cimetta vicino all'onnipresente Palon, un po' intimoriti. E' lì a 1590 metri che vogliamo arrivare partendo dal fondovalle, non è tanto il dislivello, ma la pendenza ciò che temiamo (o bramiamo?).
L'idea iniziale è quella di salire per la Costa della Terlaga e scendere poi dal Senter del Guardadocio, ma in paese, su un vecchio pannello informativo, apprendiamo che quest'ultimo sentiero è chiuso.. strano .. sul sito della SAT non c'è alcuna segnalazione.
Seguendo il segnavia 693 oltrepassiamo la Torre dell'Orco e prendiamo la strada che sfiora il Maso Coser e attraversa Maso Baldo (455 m).Qui ha inizio il "Senter de la Terlaga" vero e proprio, finalmente termina la strada asfaltata e inizia un tratturo. Risaliamo lungo una faggeta fino a che non imbocchiamo un sentierino che corre in piano.. ma la pacchia sta per finire.
La pendenza comincia ad aumentare a vista d'occhio, siamo a ridosso di scoscese pareti, la vegetazione si dirada giusto in tempo per poter ammirare lo scempio di Villa Margone ovvero il contestato futuro vigneto dei Lunelli.
Risaliamo su fondo friabile fino all'altezza di due grotte artificiali e poi giriamo sul versante meridionale.
Giungiamo al bivio con il sentiero che porta a Garniga Vecchia, questo ci permetterebbe di accorciare il giro.. il cielo si sta coprendo, le previsioni sono un po' incerte.. e qui comincia a crescere il seme della follia: far tutta una tirata e salire alle Viote dove potremmo farci venire a prendere dal mitico Franco, il papà di Flavio.
Detto e deciso.
Puntiamo al Parolet. Il sentiero è letteralmente in piedi, non ci sono curve, va su dritto senza se e senza ma, senza respiro. Dopo aver superato una fascia di betulle e faggi, ci ritroviamo in mezzo ai mughi e fa un caldo boia, ma saliamo imperterriti.
Giriamo sul versante della selvaggia val delle Gole, che spettacolo!!! Di fronte a noi la severa parete est del Palon che chiude questa aspra e poco frequentata valle.
Un rumore dietro l'angolo, silenzio. Altri rumori. Fa capolino un camoscio che inizialmente non ci vede, poi realizza e scappa via a rotta di collo insieme a un altro.
Incontro emozionante come al solito.
Saliamo anche per roccette aggrappandoci ai mughi, ormai manca poco, gli ultimi metri ed eccoci in cima al piccolo paiolo, il Parolet (1593 m).
Telefoniamo a Franco che volentieri viene a recuperarci alle Viote.
Beviamo un po' e poi, attraversando un lariceto, giungiamo a un crocevia dove imbocchiamo il sentiero 626 che porta alla Baita SAT di Ravina (1650 m). Qui cominciamo a incontrare le prime consistenti chiazze di neve.
Una volta giunti alla baita ci rilassiamo per una buona mezz'ora.
Riprendiamo la marcia e per panoramico sentiero arriviamo alla croce del Belvedere (1690 m), uno sperone con superba vista su tutta la val di Gole e la città di Trento. Scattiamo qualche foto e poi imbocchiamo una stradina che velocemente ci porta alla Viote.
Solo qui incontriamo le prime persone ed ecco il salvatore della patria: Franco.
L'epica giornata si conclude con una puntata al bar dove facciamo due ciacole annaffiate da una dissentante, e quanto mai bramata, radler accompagnata da dolci vari.
La prossima volta.. direttissima al Palon!

Flavio e il Dos dela Cros
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Palon
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Il Belvedere. Sullo sfondo Trento
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mercoledì 25 aprile 2012

25/04/2012 Festa della Liberazione sul Fausior

Oggi avevamo in mente di andare sui Lessini con Max e Giorgio, ma causa la mia indisponibilità abbiamo optato per qualcosa di più vicino e abbordabile.
Così verso le 11.30 eccoci in quel di Santel (1033 m) pronti per l'ennesimo giro in Fausior.
Percorriamo la strada delle Mozzane che giace coperta dalla neve caduta nella notte.
Ci sono tantissime impronte: principalmente di cervi e caprioli, ma non mancano lepri, volpi e un tasso.
Proseguiamo fino alla Malga Val dei Brenzi (1194 m) dove ci fermiamo a mangiare al sole.
Un'aria tagliente ci sprona ben presto a rimetterci in marcia; in località Splazol ahimè troviamo un'amara sorpresa... una parte di bosco è stata pesantemente disboscata.
Acceleriamo il passo, distogliamo lo sguardo e passiamo oltre.
Ad un certo punto decidiamo di prendere un sentiero non segnato. Attraversiamo piccole dorsali e fresche doline, comincia anche a cadere una leggera pioggia ma le chiome dei faggi, che si stanno or ora rinverdendo, ci riparano.
I tronchi argentei e le pallide rocce calcaree son ricoperte da muschi. Odor di bosco bagnato e mille suoni di sottofondo. Ma stiamo forse camminando nei boschi dello Sneznik?
In estasi boscosa giungiamo su una strada forestale, ma non ci va di seguire sentieri battuti così proseguiamo a casaccio per sentieri appena percettibili.
Giungiamo al bivio con la "nuova" e assai impattante strada che sale alla Croce di Fai. Al suolo ci saranno una ventina di centimetri di neve fresca, seguiamo la strada per un po' e poi prendiamo una scorciatoia.
Giungiamo alla Croce di Fai (1460 m) dove facciamo una piccola pausa contemplativa.
Riprendiamo poi la forestale e la seguiamo fino alla fine, ovvero fino a quando s'innesta nella strada che porta alla Baita Campedel, e da qui scendiamo velocemente all'auto.

Croce di Fai
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Impronte variegate
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lunedì 23 aprile 2012

Orso investito e ucciso in Alto Adige

Bellissima giornata ieri.... in tutti i sensi..


Alto Adige, orso investito e ucciso

22 Aprile 2012

BOLZANO - L'incidente è avvenuto verso le 23 tra Chiusa e Ponte Gardena. L'orso è stato investito in pieno dalla macchina, dopo essere saltato giù dalla scarpata sulla strada. Dopo l'investimento il plantigrado ha fatto ancora due passi fino nel fosso della strada, per poi crollare e morire. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il guardacaccia della zona e l'ufficio caccia e pesca che ha portato via la carcassa dell'animale. Ieri, l'ufficio caccia e pesca della Provincia di Bolzano aveva ricevuto la segnalazione di impronte di un orso nella zona del Corno del Renon, a pochi chilometri di distanza dal luogo dell'incidente.


"Ci siamo recati sul posto - racconta il vicedirettore dell'ufficio Giorgio Carmignola - e abbiamo analizzato le impronte, che erano di un orso piuttosto giovane, di circa due anni". I peli trovati sul posto saranno ora confrontati in laboratori con quelli dell'animale morto, ma è quasi certo che si tratti dello stesso animale. Questo non è il primo investimento di un orso in Alto Adige. Nel 2001 l'orsetta 'Vidà era stata urtata da una macchina sull'autostrada del Brennero fra Trento e Bolzano. Nel 2009 una guardacaccia aveva invece investito un orso nella zona di Passo Palade. In entrambi i casi l'animale era però sopravvissuto."

da L'Adige.it

sabato 21 aprile 2012

21/04/2012 “Inverno” in val Manez (Brenta)

Io, Claudio e Max ci troviamo all'imbocco della Val Manez: il termometro dell'auto segna 0° e la valle, grazie alla nevicata della notte, si presenta in veste invernale.
Lasciata l'auto in località Colonia (1184 m) risaliamo lungo la comoda forestale che occupa il fondovalle.
Gli alberi sono coperti da un sottile strato di neve che, a causa dell'aumento della temperatura, provoca un continuo e talvolta fastidioso stillicidio.
Siamo i primi a risalire la strada. Il canto dell'acqua è tutto intorno a noi: ci accompagna con il mormorio del ruscello e il ticchettio della neve che fonde. Tutta un'altra musica rispetto a nemmeno un mese fa quando si sentiva solo il crepitio delle foglie secche e il suono sordo dei passi sul terreno arido.
Risaliamo la valle fino alla sella del passo delle Malghette (1723 m), qui decidiamo di proseguire un po'. Si fa fatica, la neve arriva fin oltre le ginocchia. Arriviamo nei pressi di un canalone e optiamo per il ritiro: troppa neve pesante e troppo ripidi i versanti che dobbiamo attraversare.
Ritorniamo al passo, dove pranziamo e di tanto in tanto sbinocoliamo verso la dorsale che dal Monte Tof corre fino al Monte Iron: non c'è un animale a pagarlo oro.
Finito di mangiare ritorniamo sui nostri passi. Fino ad un certo punto ripercorriamo la via dell'andata, poi optiamo per una variante che ci porta diritto su di un grattatoio. Dopo aver incontrato un guardaparco, eccoci in località Poza (1581 m); una breve pausa e poi giù, con sempre meno neve, fino all'auto.

Inverno in Val Manez

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Passo delle Malghette

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venerdì 20 aprile 2012

L'orso si avvicina al Rosa

Ottime notizie per gli amici dell'Ovest...



20/04/2012 -Chi si rivede, l'orso al Monte Rosa

Lo ha fotografato una comitiva di turisti, l’ultimo avvistamento su queste montagne un secolo fa
CARLO BOLOGNA
verbania

Eccolo. Dopo la lince e il lupo è tornato anche lui: l’orso. C’è voluto più di un secolo per annunciare il ritorno del grande mammifero nelle valli attorno al Monte Rosa ma alla fine i due scatti con il telefonino di Lorenzo Ganzerla, studente di ingegneria elettronica di 22 anni lasciano pochi dubbi anche agli esperti.

Gli altri testimoni dello straordinario avvistamento sono Carla Parise e il marito Maurizio Ganzerla, zii di Lorenzo. Sono tutti di Mantova e hanno una casa di vacanza a Campello Monti, frazione di Valstrona che si raggiunge inerpicandosi da Omegna. D’inverno si lascia la strada a Forno: neve e pericolo valanghe impediscono di proseguire. Campello diventa un paese fantasma, quasi irraggiungibile. «Ma noi - racconta Carla Parise amiamo quel posto. Facciamo 300 chilometri per raggiungerlo. Da Forno anche d’inverno, con ciaspole ai piedi e zaino in spalla, raggiungiamo la nostra casetta almeno due weekend al mese».

Il 18 febbraio erano soltanto loro tre. Sul pendio davanti alla stradina che porta alla piazzola usata dall’elicottero per le emergenze, a trecento metri di distanza in linea d’aria, hanno notato un animale che si muoveva. Camminava a quattro zampe, con il muso che frugava tra neve e terra in cerca di cibo.

«Poi si è alzato, si è seduto su una roccia - raccontano i testimoni - ed è rimasto lì un quarto d’ora, in piedi. Sarà stato altro un metro e settanta. A quel punto non abbiamo più avuto dubbi. Era proprio un orso. Siamo riusciti a osservarlo finché la luce ce lo ha concesso. Poi ci siamo allontanati».

Il giorno dopo Maurizio Ganzerla è tornato sul posto e ha fotografato le orme nella neve, sulla «gippabile» verso l’alpe Pennino. Questi scatti sono poi stati inviati alla polizia provinciale del Verbano Cusio Ossola che li ha girati ai colleghi del Trentino, impegnati nel progetto di salvaguardia dell’orso bruno nelle Alpi.

La prima certezza è però arrivata dal lavoro svolto dal comandante provinciale Marco Brondolo che, aiutato dai suoi uomini Fabrizio Manoni, Paolo Taffi, Daniele Bendinelli e Attilio Venturato, è riuscito a dare una prima dimensione a quell’orma che non aveva altri indicatori di paragone se non una fogliolina di faggio adagiata nella neve: si è così ricostruita un’impronta di quindici centimetri, con le evidenti caratteristiche dell’imponente plantigrado.

Per la Provincia governata dal presidente Massimo Nobili il ritorno dell’orso può essere sbandierato come uno degli indicatori di alta qualità ambientale, come già era avvenuto anni fa con la ricomparsa della femmina di lupo. Un orso era ricomparso nel Canton Ticino nel 1997, dopo 122 anni. Nei giorni scorsi un esemplare del Trentino, l’orso M13 era stato ricatturato in Engadina, nei Grigioni, e «radiocollarato». Il plantigrado cusiano potrebbe essere arrivato proprio dalla Svizzera, per girovagare tra le confinanti valle Anzasca e Valsesia, attorno al Monte Rosa.

Altre segnalazioni, più recenti, sono arrivate dalla Valtellina e Val Bregaglia, in Lombardia. Di sicuro l’orso era un antico abitante delle montagne cusiane. Proprio a Sambughetto, nella stessa valle che oggi torna alla ribalta, nel 1869 in una grotta furono trovate ossa di animali, orsi compresi. Alcuni avvistamenti sono continuati anche ai primi del Novecento.

Le cronache raccontano di un orso ucciso nel 1828 da Giuseppe Delgrosso nel territorio di Calasca, la valle ossolana che confina con quella di Campello Monti. In quell’anno si invitavano i sindaci «ad armare un certo numero di persone probe e capaci per battere i boschi e dare la caccia alla bestia feroce detta l’Orso che cagionati gravi danni». Oggi si finisce in carcere.

Fonte La Stampa

martedì 17 aprile 2012

Coppia di lupi sui Lessini?

Buone.. ottime notizie :)


Fonte L'Arena.it


15/04/2012 Il lupo Slavc fa coppia fissa - Ha trovato la «sua» Giulietta

BOSCO CHIESANUOVA. Prima la segnalazione dei cacciatori, poi i dati satellitari del radiocollare: tutto corrisponde

Le tracce sulla neve sono chiare: gli agenti della Forestale e del Parco le hanno seguite per sei chilometri e confermano la presenza di due esemplari che si muovono insieme


Si chiama Slavc ed è un giovane lupo sloveno arrivato in Lessinia dopo un migliaio di chilometri percorsi: ma il suo nome potrebbe essere Romeo perché qui ha trovato la sua Giulietta, una lupa con la quale, probabilmente da alcune settimane, fa coppia fissa. Lo hanno scoperto gli agenti del Comando stazione di Bosco Chiesanuova del Corpo forestale dello Stato e i guardiaparco del Parco naturale regionale della Lessinia, che sono rimasti sorpresi e felici. La nevicata dei giorni scorsi ha permesso di vedere quello che finora si era pensato, sperato, immaginato ma di cui mancavano riscontri concreti. Sui 20 centimetri di neve fresca, caduta fra martedì e mercoledì scorso in alta Lessinia, alcuni cacciatori della Riserva alpina di caccia di Bosco avevano individuato delle tracce di canide molto evidenti e particolarmente grosse e marcate. Hanno avvertito gli uomini della Forestale che con gli esperti del Parco le hanno seguite per sei chilometri: la loro sorpresa è stata grande perché hanno notato che si trattava di due esemplari, «ma soprattutto che non procedevano affiancati o dispersi, come solitamente capita ai cani randagi, ma allineati come in ordine gerarchico, in fila indiana, uno davanti all'altro, addirittura il secondo calpestava le impronte di chi lo precedeva e solo raramente il loro percorso si divideva per brevi tratti per poi ricongiungersi nuovamente sulla stessa linea: questo è il tipico procedere dei lupi», osservano. Nel tragitto hanno raccolto tracce di pelo e di urina che sono state inviate immediatamente all'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Bologna, nel tentativo di ricavarne il Dna. La fatica di sei ore di cammino nella neve è stata premiata perché al loro ritorno hanno trovato sul computer il tracciato inviato dall'università di Lubiana che delineava con i punti Gps il percorso fatto nelle ore precedenti da Slavc, il lupo provvisto di radiocollare, e il dubbio è diventato certezza nello scoprire che grazie alla precisione del tracciato, che calcola la posizione con lo scarto di un metro di errore, le tracce che fino ad allora avevano seguito erano quelle di Slavc. Ma la novità, che nemmeno i ricercatori sloveni potevano sapere, è che Slavc non camminava nella neve da solo: davanti o dietro di sé aveva un compagno o una compagna. Forestali e guardaparco non si sbilanciano: «Non possiamo dire che siano due lupi perché non abbiamo la certezza assoluta, ma andiamo per esclusione: anzitutto le tracce coincidono con quelle indicate dal tracciato Gps di Slavc. Poi è certo che non era solo. Difficile che un cane si accompagni per un lungo tragitto con un lupo. È anche difficile che due lupi in dispersione restino insieme, se sono entrambi maschi. L'ipotesi razionalmente più accettabile è che si tratti di due esemplari di sesso diverso, tra i quali si è già stabilita una gerarchia», dicono. Non vogliono aggiungere altro gli uomini della Forestale comandati da Paolo Guidi, che stanno ricevendo assieme ai colleghi del Parco i complimenti dei ricercatori sloveni per la costanza e l'attenzione che dedicano a Slavc da quando si è fermato in Lessinia. «Sono felice per questa nuova scoperta che interessa la Lessinia e il suo Parco», commenta Claudio Melotti, presidente dell'ente montano e di tutela, «e sono grato ai cacciatori di Bosco Chiesanuova per la segnalazione che ha portato a questo risultato. La probabile presenza di due lupi sul nostro territorio, se da una parte garantisce che siamo nell'eccellenza per quanto riguarda il vertice della catena alimentare e che possiamo contare su un grande carnivoro in grado di contenere l'espandersi del cinghiale sul nostro altopiano, dall'altra parte ci impone di tenere alta la guardia per la tutela di questi e altri animali che cercano di insediarsi. «Gli esperti confermano che i lupi non rappresentano nessun pericolo per l'uomo, sono elusivi e molto sospettosi, tenuti lontani da noi da millenni di caccia e hanno nel loro carattere l'impronta di evitare l'incontro con chi non considerano preda ma cacciatore. Sono convinto che questa novità servirà a portare in Lessinia anche tanti amanti della fauna selvatica per scoprire i luoghi che il lupo stesso ha individuato come eccellenti per stabilirvisi». Paolo Colombo, vice comandante di Verona del Cfs, elogia il lavoro dei suoi uomini: «Seguiamo con attenzione l'evolversi della situazione e davvero ci auguriamo che possa costituirsi in Lessinia una popolazione stabile di grandi carnivori, perché avrebbe un'altissima valenza ecologica e renderebbe ancora più interessante un territorio che è bellissimo».

Vittorio Zambaldo

sabato 14 aprile 2012

14/04/2012 Quattro passi sul Dos dela Quarta (Brenta)

Il tempo è cupo. Le montagne, dai 1300 metri in su, sono imbiancate: merito di questo inizio aprile fresco e ricco di precipitazioni.
Vista la neve decidiamo di andare in cerca d'impronte d'orso.
Risaliamo lungo la strada che porta a malga d'Arza e parcheggiamo l'auto a circa 1200 metri.
C'incamminiamo lungo una forestale e fatti pochi passi c'imbattiamo in ciò che stavo cercando: le prime, grosse, impronte d'orso. Cominciamo a seguire la pista che, tranne una piccola deviazione verso un grosso larice dove il plantigrado si è grattato, ricalca il tracciato della strada con continuità.
La talloniamo per un po', poi imbocchiamo un'altra strada che ci porta al Pra del Nort. Da questo risaliamo fino al bivio con il To delle Cianvaze (1341 m) dove prendiamo una ripidissima mulattiera.
Nel frattempo dal cielo cominciano a cadere i primi fiocchi di neve, ma ben presto la nevicata si fa sempre più fitta.
Sbuchiamo nella radura del Dos del Maseraz (1649 m) ed ecco un'altra evidentissima pista d'orso. Claudio la segue in avanti, io a ritroso: mi insinuo a fatica nel fitto del bosco prendendomi qualche ramata in faccia.
La seguiamo per un po', poi decidiamo di mangiare qualcosa al riparo della tettoia del rifugio del Dos della Quarta (1659 m).
Ora sta nevicando fitto fitto e tutti i suoni ci giungono ovattati.
Finito il break ritorniamo alla pista e ricominciamo a seguirla, ad un certo punto ritorna su una strada forestale, per poi inerpicarsi nel fitto del bosco.
A questo punto diciamo addio all'orso e imbocchiamo la strada principale per un breve tratto; nei pressi del bivio del To de San Lorenz (1540 m) optiamo per una deviazione adventure e con non poche difficoltà - varie (mie) cadute e ramaglie varie - atterriamo, è questo il termine corretto, sulla strada che sale alla d'Arza.
La percorriamo fino al rifugio Fontana (1284 m) e da qui prendiamo l'ennesima strada forestale che ci riporta al Pra del Nort dove scendiamo a casaccio nel bosco.
Rintercettiamo l'altra pista e la ripercorriamo fin quasi all'auto... fino alla fine seguendo i passi di fratelli orso.

"Sarebbe bello, credo, se assieme alle ultime tracce lasciate dall'uomo sulla Terra, si potessero, un giorno, ritrovare le ampie impronte del grande Orso bruno." (E. Fleming)

Pista (a sinistra di Cla) al Dos del Maseraz

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Rifugio Dos della Quarta

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:)

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martedì 10 aprile 2012

Toh.. chi altro appare... lo sciacallo dorato!

Ottime news pasquali... :)


Scurelle, spunta lo sciacallo dorato
10 Aprile 2012


Finora lo sciacallo dorato era stato avvistato solo in Primiero. Ma il giorno di Pasqua, alle prime luci dell'alba, un esemplare di questo canide è stato travolto e ucciso da un automobilista di passaggio. Tutto è successo probabilmente durante la notte con la scoperta fatta da un cacciatore del posto Luigi Baratto. Di ritorno da un censimento che in questi giorni interessano tutte le riserve della zona, ne ha notato la carcassa sulla strada statale 47 nei pressi della zona industriale di Scurelle. Immediatamente è stato contattato il guardiacaccia di zona Matteo Tessaro e subito ci si è resi conto che non si trattava né di una volpe, né di un cane, ma di uno sciacallo dorato. Finora non era mai stato avvistato in Valsugana. «Si tratta di un canide di medie dimensioni - ricorda il guardiacaccia - che si adatta subito al territorio in cui si trova con caratteristiche più simili al lupo grigio e al coyote che non allo sciacallo comune. Le sue zampe sono proporzionalmente più corte, il torso più allungato e la coda corta». Del rinvenimento è stato informato anche Alessandro Brugnoli, dell'Associazione cacciatori trentini, che ha sottolineato l'eccezionalità dell'evento visto che mai fino ad ora lo sciacallo dorato si era fatto vivo in Valsugana. La carcassa dell'animale è stata ispezionata sul posto: si tratta di un maschio di quasi 11 chili e mezzo di peso. Per il momento è a disposizione del Servizio foreste e fauna della Provincia, per essere successivamente inviato all'Istituto zooprofilattico di Trento dove verrà analizzato e successivamente imbalsamato.


Fonte L'Adige

domenica 8 aprile 2012

08/04/2012 Una Pasqua un po' speciale.. sbinocolamento inside!

Sono le 6.30 del mattino di Pasqua, sulle strade non c'è anima viva.
Valichiamo la Rocchetta e ci inerpichiamo sulla strada che sale a Sporminore dove ci aspetta Angelo.
Risaliamo verso la malga Pra' di Giovo (1549 m): siamo solo noi e le selve.
Il cielo si sta man mano ricoprendo di nubi.
Attraversiamo un bel bosco misto, il muschio è ricoperto di rugiada e in breve raggiungiamo la malga.
Mangiamo due cose e poi c'incamminiamo per una bucolica radura dove stanno di guardia tre esili betulle.
Ad un certo punto scendiamo lungo un sentierino nel bosco e ci ritroviamo in una nicchia di roccia, ancora un ultimo sforzo ed eccoci su un "balcone" di mughi e rododendri, sotto di noi il dirupato versante destro della Val Goslada, una valle selvaggia che entra da sud-est nel Gruppo della Campa.
Ci sistemiamo alla bene meglio e cominciamo a sbinocolare verso la costiera del Dos Brozzara e del Monte Rocca.
S'ode il suono del vento e ogni tanto qualche scarica di sassi causa dai numerosi camosci che frequentano quella zona.
Dal fondovalle giungono i rintocchi delle campane, la gente "normale" si starà recando in chiesa per la messa pasquale, ma per me non c'è migliore chiesa che la Natura perché ne sono convinta, il Creatore, è qui .. dietro un abete, sotto un'umida roccia, gioca con il vento, corre con i camosci, ruglia con l'orso e guarda attraverso il binocolo con noi.

"Il regno di dio è dentro di te e tutto intorno a te...non in templi di legno e pietra. Solleva una pietra ed io ci sarò, spezza un legno e mi troverai..." Tommaso

Mi perdo ad osservare una piccola prateria nei pressi di Malga Sporminore e dietro le severe cime della Borcola e del Monte Corona. Sospiro.
Il cielo si è ingrigito e la nebbia comincia ad inghiottire la valle.
Ritorniamo alla malga dove, parlando del più e del meno, consumiamo il nostro sontuoso pranzo pasquale: panino, crackers e schiacciatine.
Scendiamo poi a valle, non prima di aver fatto un'altra tappa sbinocolamento lungo la strada, ma il vento ci fa fuggire anche da qui.
E' presto quindi decidiamo di spostarci in quel di Selvapiana e osservare il versante meridionale del Bedolè. Detto e fatto. Eccoci in un'altra postazione ad osservare i "soliti" camosci. Il vento qui è ancora più inclemente, non ci da tregua.
Resistiamo un po' e poi ci ritiriamo.
E finisce così questa Pasqua un po' speciale.

Val Goslada

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venerdì 6 aprile 2012

Buona Pasqua :)

Buona Pasqua a tutti!!!




E per tirarvi su l'umore vi lascio una barzelletta "ursina" che il giornalista Paolo Rumiz ha carpito dai frati camaldolesi, è nel bellissimo libro " La leggenda dei monti naviganti".


"Un uomo ateo camminava incantato dagli alberi, dai fiumi, dai fiori, quando sentì un movimento tra i cespugli alle sue spalle. Si voltò e vide un grizzly che lo caricava.
Scappò con il cuore a mille, ma inciampò e l'orso fu sopra di lui. Allora l'ateo gridò "Mio Dio!".
Il tempo si fermò, e l'orso pure, la foresta divenne silenziosa. Una luce investì l'uomo e una voce tuonò "Ma come? Hai sempre negato che esistessi e ora ti aspetti che ti aiuti?"
"Non potrei essere così ipocrita" risposte l'ateo "però tu potresti rendere cristiano l'orso".
"Va bene" rispose la voce.
I suoni della foresta rincominciarono, ma in tonalità gregoriana.
L'orso abbassò la zampaccia che stava per uccidere, alzò l'altra da terra, poi le accostò per pregare.
Abbassò il capo e disse "Signore, benedici questo cibo che sto per prendere.".




Alla facciazza della classica icona dell'orso domato dall'uomo...!!!