giovedì 29 novembre 2012

24/11/2012 A Malga di Brez e Monte Ori (Maddalene)

Oggi siamo in compagnia di Renato e ci troviamo in alta val di Non, alla forcella di Brez (1398 m).
C'incamminiamo lungo la forestale e dopo neanche pochi metri facciamo una deviazione che ci fa imbattere in due caprioli in fuga.
Ritorniamo sulla strada e la seguiamo per un po': i profili del Cornicoletto e della Belmonte si stagliano limpidi su di un cielo azzurro. Visto che le strade "trafficate" non ci piacciono compiamo una lunga deviazione che ci porta ad esplorare il biotopo della Palù Longhia: un capriolo femmina con i suoi due piccoli attraversa di corsa la palude. Cominciamo ad imbatterci nelle prime consistenti macchie di neve, attraversiamo rivoli e rivoletti evitando, ma non sempre, di farci un pediluvio.
Reintercettiamo la strada forestale e poco dopo imbocchiamo il sentiero che, percorrendo una stretta valletta, ci porta sugli ampi pascoli di malga Monte Ori o malga di Brez (1845 m) dove il panorama si apre verso le Dolomiti fassane e il Lagorai.
Pranziamo al tepore del sole e poi risaliamo le praterie del Monte Ori dove la vista s'apre sulle Maddalene, il Brenta e altre innumerevoli cime. Con la coda dell'occhio vedo un movimento fulmineo, due caprioli si stanno rincorrendo vicino al limite del bosco.
Per la discesa svalichiamo in terra alto atesina e prendiamo il sentiero 026 che ci conduce alla Sam Alm (1778 m), una vecchia e fatiscente malga. Qui, dopo un iniziale tentennamento, imbocchiamo una lunga e alquanto noiosa strada forestale che ci riporta al passo di Brez.

Photobucket

Photobucket

sabato 17 novembre 2012

17/11/2012 Per vecchi sentieri a Faedolo (Brenta)

Eccomi con Max in quel di Iron, villaggio da poco nominato"Meraviglia italiana" dal Forum Nazionale dei Giovani.
La giornata è spettacolare, non c'è una nuvola in cielo e i miei occhi indugiano più volte lungo i crinali dei monti ipnotizzati dai caldi colori autunnali.
Calzati gli scarponi c'inerpichiamo lungo le vecchie vie del borgo e percorriamo antichi tratturi; dalla valle riecheggia il suono delle motoseghe, la gente sta preparando le riserve di legna per l'inverno imminente.
Con strani odori nell'aria ("Quando sei in dubbio, segui il tuo naso" diceva Gandalf.. ma io non l'ho ascoltato..) giungiamo al Bait Dos Zindole dove ci concediamo un infuso caldo.
Riprendiamo il cammino e approdiamo al passo Faedolo. Qui imbocchiamo un sentierino e giungiamo su una piccola radura dove ci fermiamo a pranzare al sole.
Seduta sul prato osservo l'andirivieni di un pettirosso che pacifico fa la spola da un albero all'altro, non ci considera minimamente.
"La natura è un posto che allude a un'assenza di noi" ha scritto Erri De Luca e ha ragione.
Ci addentriamo poi lungo una traccia di sentiero che però ci porta fuori strada, così sotto il fischio minaccioso di un grosso camoscio ritorniamo al prato dove imbocchiamo la giusta via.
Giungiamo ad un capanno di caccia dove ci fermiamo a sbinocolare, poi scendiamo verso un altro dove incrociamo alcuni cacciatori.
Qui sbagliamo sentiero, ma ben presto intercettiamo quello giusto. Siamo sulle pendici settentrionali dell'Iron e bisogna prestare un po' di attenzione perché c'è il fondo ghiacciato.
Dopo qualche deviazione finalmente giungiamo sulla strada forestale.
Nei pressi di un sentiero mi fermo a sbinocolare le dorate praterie del Castello dei Camosci: noto alcuni mufloni e un grosso camoscio.
Il sole s'è coricato oltre il monte e la temperatura è crollata.
E' giunta l'ora di rincasare.

Photobucket

Photobucket

Photobucket

Photobucket

Photobucket

Photobucket